Anomalia Italia: la percentuale del lavoro autonomo è superiore a quella degli altri paesi europei

I problemi del mercato del lavoro in Italia non si limitano alla crescita negativa dei salari negli ultimi trent’anni, alla bassa produttività, all’elevata disoccupazione, soprattutto tra giovani e donne. C’è un altro fenomeno altrettanto preoccupante segnalato in un articolo pubblicato da Valigia Blu: quello del numero eccessivo di lavoratori autonomi rispetto alla media europea. 

Infatti, secondo i dati OECD, infatti, l’incidenza di lavoratori autonomi (ovvero il numero di autonomi sul totale dei lavoratori) è nettamente più alta in Italia rispetto ai nostri partner europei: il 21.8% della forza lavoro sarebbe infatti inquadrato come lavoratore autonomo, contro una media europea del 14,5%. Ancora più impietoso il confronto con paesi di riferimento come Germania e Francia, rispettivamente a 8,8 e 12,6. 

I dati del CEDEFOP (Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale), evidenziano che, in linea con quanto emerge a livello europeo, anche in Italia sono più gli uomini a essere inquadrati come lavoratori autonomi: 15% per le donne e 24% per gli uomini, mentre in Europa la media è 9% e 17%. 

Inoltre, nel nostro paese la maggior incidenza di lavoratori autonomi riguarda sia persone scarsamente qualificate sia quelle altamente qualificate. I settori in cui è più elevata la densità di lavoratori autonomi sono quello legale (avvocati), architettura e, stranezza tutta italiana, professioni che non richiedono titoli di studio. 

Il problema principale di questo stato di cose sono le cosiddette finte partite IVA: nonostante siano lavoratori autonomi, il lavoro di queste finte partite IVA è prettamente da lavoratore dipendente, con orari da dipendente, lavoro in pianta stabile nello studio o azienda, senza i benefici del lavoro dipendente. 

Il ricorso alle partite IVA dipende sia dalla flessibilità con cui il datore di lavoro può terminare il contratto rispetto a un lavoratore dipendente sia dai minori costi che comporta. Se questi sono spesso considerati come flagelli che colpiscono il mercato del lavoro italiano, gli studi mostrano che vi sono effetti pesantemente negativi della flessibilità del mercato del lavoro sulla produttività. Il ricorso alle false partite IVA contribuisce a peggiorare la dinamica della produttività del nostro paese.

Le false partite IVA inglobano i lati peggiori dei due mondi: da una parte le basse remunerazioni e la mancata autonomia dei lavoratori dipendenti, dall’altra le mancate tutele. Sono altri due problemi su cui la politica e il dibattito pubblico dovrebbero prestare attenzione. 

Per leggere l'articolo completo, clicca su questo link: L’Italia è il paese delle partite IVA

 

La Redazione

Source: Valigia Blu