La professione del farmacista continua ad essere sempre meno ambita. O almeno è quello che emerge dai dati rilevati dalla seconda edizione della survey “Farmacia – Il problema è personale”, condotta da Profili e Pharmacy Scanner per indagare sui motivi che rendono sempre più difficile trovare personale da assumere. I risultati dell’indagine, condotta a maggio con un questionario online al quale hanno risposto 200 farmacisti, sono stati presentati il 28 giugno su Scanner Orizzonti, il forum di Pharmacy Scanner per la community della farmacia.
Dalle analisi condotte risulta che, tra chi oggi lavora già in farmacia, quasi un collaboratore su due prevede di lavorare in un altro settore da qui a cinque anni lavorerà. Numerosi i fattori che incidono su tale propensione, ma ne emergono principalmente tre: retribuzione, equilibrio vita-lavoro e, per le farmacie indipendenti più che per le catene, mancanza di percorsi di crescita.
Riguardo il fattore della retribuzione, il 21,4% dei rispondenti ha dichiarato di avere avuto aumenti di stipendio per l’anno in corso e il 29,6% ha affermato di beneficiare di bonus o altri incentivi. Per quel che riguarda l’equilibrio vita-lavoro più del 50% dei rispondenti dà una valutazione negativa della propria condizione, e ciò vale soprattutto per i collaboratori che operano in farmacie che adottano l’orario spezzato. Inoltre, i giudizi espressi dai rispondenti rispetto al livello di stress patito durante il lavoro e gli eccessivi carichi lavorativi, disegnano una condizione dove il professionista in farmacia può rientrare spesso in “area critica”.
Da questi dati risulta evidente che oggi la farmacia esercita scarsa attrattività sui giovani. Per questo motivo i titolari degli esercizi, siano essi indipendenti o catene, devono lavorare sull’attrattività, puntando sui loro punti forti, o migliorando l’offerta al fine di incrementare l’interesse dei candidati.
Dino Biselli
Source: Pharmacyscanner
