Spesa per la Sanità digitale in crescita del 22%, a 2,2 miliardi di euro

Continua la crescita della spesa per Sanità digitale in Italia, che nel 2023 è stata pari a 2,2 miliardi di euro (+ 22% rispetto al 2022). Lo certifica la ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, realizzata in collaborazione con  FIASO e presentata oggi durante il convegno “Sanità Digitale: Trasformare il presente per un futuro sostenibile”.

La cybersecurity si conferma al primo posto tra le priorità per le aziende sanitarie coinvolte nella ricerca. Di molta importanza sono considerate anche la Cartella Clinica Elettronica (CCE) e i sistemi di integrazione con sistemi regionali e/o nazionali, mentre sono stabili i tassi di utilizzo della Telemedicina. Il 35% dei medici specialisti, coinvolti nella ricerca in collaborazione con Consulcesi Homnya, AMD, AME, FADOI e SIMFER, e il 43% dei Medici di Medicina Generale (MMG), coinvolti grazie alla collaborazione con la FIMMG, afferma di aver utilizzato servizi di Televisita e rispettivamente il 33% e il 35% ha fatto ricorso al Telemonitoraggio. Dati sostanzialmente in linea con l’anno scorso, manca infatti la spinta che dovrebbe essere portata dal PNRR, con le nuove piattaforme regionali.

Nell'ultimo anno il 35% dei medici specialisti e il 48% dei MMG hanno fatto accesso al Fascicolo Sanitario Elettronico, strumento considerato utile dal professionista: riduce il tempo necessario per reperire le informazioni (per il 70% degli specialisti e il 65% dei MMG) e semplifica la lettura dei documenti scambiati (70% degli specialisti e il 60% dei MMG). Inoltre, fornisce informazioni critiche per la gestione del paziente in situazioni di emergenza (68% degli specialisti e 60% dei MMG) e permette di prendere decisioni più personalizzate e basate sull'intera storia clinica del paziente (68% e 53%).

Aumenta l’interesse per l’intelligenza artificiale. Per una gran parte del personale sanitario l’AI potrà essere un valido supporto per le proprie attività. Secondo il 72% degli specialisti e il 70% dei MMG potrà rafforzare le capacità di accuratezza e personalizzazione delle cure. Per il 55% degli specialisti e il 66% dei MMG potrà rendere più sostenibili le attività di monitoraggio di un elevato numero di pazienti cronici. Sei pazienti su dieci (62%), coinvolti nella ricerca svolta in collaborazione con Alleanza Malattie Rare, APMARR, FAND, FederASMA e Onconauti, dichiarano che, se usata con prudenza, l’AI possa portare più benefici che rischi e che possa aiutare il medico nel prendere decisioni più precise e rapide (58%). Tra le preoccupazioni dei medici, invece, emerge il rischio che l’automatizzazione di alcune attività possa condurre a errori (55% degli specialisti e 59% dei MMG) e che l’introduzione dell’AI nella pratica clinica possa diminuire il valore del giudizio clinico basato sull’esperienza professionale (53% e 56%).

Il 29% degli specialisti, il 34% degli infermieri (coinvolti nella ricerca in collaborazione con FNOPI) e ben due terzi dei MMG ha poi utilizzato soluzioni di AI generativa (GenAI) per ricercare informazioni scientifiche. Il 22% degli italiani ha utilizzato ChatGPT almeno una volta nell’ultimo anno. Il 23% di questi l’ha usato per cercare informazioni su prevenzione e stili di vita, il 19% su problemi di salute e il 15% su farmaci e terapie. Nel 40% dei casi l’utente che si è rivolto a ChatGPT in cerca di informazioni sulla salute afferma che le informazioni trovate hanno consentito di ridurre le comunicazioni con il medico.

 

La Redazione

Source: Osservatori del Politecnico di Milano