Istat: i medici italiani sono i più anziani d’Europa e sono sempre meno i dipendenti dell SSN

Durante un’audizione in Commissione Cultura al Senato sui ddl per la riforma dell’accesso a Medicina, i vertici dell’Istat hanno presentato i dati relativi alle caratteristiche della popolazione dei medici italiani. Il dato che risalta maggiormente fra quelli presentati riguarda l’anzianità dei medici italiani: nel 2021, il 55,2% dei medici in Italia aveva 55 anni e più, a fronte del 44,5% in Francia, 44,1% in Germania e 32,7% in Spagna. Ciò significa che i medici italiani sono in media i più anziani d’Europa.

In generale nel 2021, l’Italia si colloca al quattordicesimo posto tra i paesi dell’Unione europea per numero di medici ogni 100mila abitanti (410,4); la dotazione di personale medico è più elevata di quella rilevata in Francia (318,3) e Belgio (324,8) e inferiore a quella osservata in Austria (540,9), Germania (453,0) e Spagna (448,7). In particolare, la dotazione di medici specialisti, pari a 328,3 medici ogni 100mila abitanti, è superiore a quella di Austria (300,7), Spagna (277,6) e Francia (180,0) e inferiore a quella della Germania (349,5); i Medici di medicina generale (MMG) fanno invece registrare, nel confronto europeo, valori decisamente più contenuti rispetto a questi paesi (68,1 in Italia rispetto a 72,8 in Germania, 74,8 in Austria, 94,4 in Spagna e 96,6 in Francia).

Il numero di MMG, pari a 40.250 nel 2021, si è ridotto negli ultimi dieci anni di 5.187 unità. Di conseguenza, sono quindi aumentati il carico di assistenza, passato da 1.156 assistiti per MMG a 1.260, e la quota di MMG con più di 1.500 assistiti, che dal 27,3% del 2012 sale al 42,1% del 2021. Una carenza progressiva di MMG che colpisce tutte le aree del paese, ma soprattutto il Nord, con una costante diminuzione della dotazione di MMG, passata da 71 ogni 100mila abitanti del 2012 al 62 MMG del 2021.

Per quanto riguarda i medici specialisti in attività nel sistema sanitario pubblico e privato, l’età media nel 2022 è stata pari a 53,7 anni, con una quota pari al 49,2% di medici specialisti con 55 anni e più. Tra le specializzazioni più diffuse, la percentuale di specialisti over 54 supera il 50% tra i cardiologi, i ginecologi, gli internisti, gli psichiatri e soprattutto i chirurghi (58,6%). Diverse altre specializzazioni hanno fatto registrare comunque un ritmo di “invecchiamento” molto sostenuto, il che rappresenta un ulteriore fattore di criticità, poiché il Servizio Sanitario Nazionale dovrà fronteggiare nei prossimi anni una crescente domanda di assistenza dovuta al progressivo invecchiamento della popolazione e all’aumento delle malattie croniche e della multimorbilità.

Inoltre, i dati esposti da Istat mettono in evidenza che il numero di medici dipendenti del SSN non sta aumentando. L’ultimo dato disponibile, relativo al 2021, è simile a quello osservato nel 2019 con 102.376 medici dipendenti. Nonostante i recenti interventi normativi straordinari volti a rafforzare il personale medico sanitario, il tasso rispetto alla popolazione, pari a 173,3 per 100mila abitanti nel 2021, è ancora inferiore a quello registrato dieci anni prima (175,7 nel 2012) e di poco superiore a quello del 2019 (169,7). Rispetto al totale dei medici specialisti in attività nel sistema sanitario pubblico e privato, i medici specialisti dipendenti del SSN rappresentano una quota sempre minore: nel 2012 erano il 62,6%, per poi essere il 56,2% nel 2019 e il 54,8% nel 2021.

Infine, i dati Istat mostrano un trend in aumento continuo di cessazioni dal servizio dei medici del SSN: erano 6.731 nel 2012, diventati poi 9.232 nel 2019, per raggiungere infine i 10.596 nel 2021. Tra i motivi della cessazione, nel 2021, il 20,9% è dovuto a collocamento a riposo per limiti di età e il 31,5% a dimissioni con diritto alla pensione, il 17,1% al passaggio ad altre amministrazioni pubbliche, vincita di concorsi o risoluzione del rapporto di lavoro, mentre il restante 30,5% ad altre cause, tra cui le dimissioni volontarie.

 

Dino Biselli

Source: Quotidianosanita.it