Assemblea Pubblica di Farmindustria: l’industria farmaceutica italiana continua a crescere

Il 6 giugno ha avuto luogo a Roma l’annuale Assemblea Pubblica di Farmindustria. Come sempre questo evento è stata l’occasione per il Presidente Marcello Cattani di fare il punto della situazione sullo stato dell’industria farmaceutica italiana.

Un’industria del farmaco che nel corso del 2022 ha raggiunto livelli di performance di comparto molto positivi. Infatti, il valore della produzione raggiunto nel 2022 è stato pari a 49 miliardi di euro, di cui 47,6 miliardi di export. Gli investimenti in produzione e R&S sono stati 3,3 miliardi, 68.600 gli addetti, di cui le donne rappresentano il 44% del totale. Un’occupazione di qualità cresciuta del 9% in 5 anni, soprattutto tra i giovani (+16%) e le donne (+13%). 

Nel suo intervento Cattani ha voluto sottolineare che le aziende farmaceutiche sono anche all’avanguardia per gli standard di sostenibilità e nel welfare che assicura la conciliazione vita-lavoro. 

“La farmaceutica è il 2% del Pil. Ma senza stop al payback, alla logica dei tetti di spesa e al nuovo regolamento Ue il comparto rischia di perdere innovazione e investimenti”

Cattani segnala che i livelli di payback sono diventati insostenibili, proiettati a 1,5 miliardi nel 2023 e 1,8 mld nel 2024 (15% del fatturato di chi lo sostiene). Inoltre, le aziende farmaceutiche italiane richiedono la rimodulazione dei due tetti di spesa, l’inclusione già dal 2023 dei farmaci a innovatività condizionata nel fondo innovazione, l’aumento delle risorse e l’uniformazione delle regole di gestione della spesa a livello regionale, che creano differenze sui territori. 

Passando agli effetti concreti sulla salute dei cittadini, Cattani ha evidenziato che lo sviluppo del settore farmaceutico ha consentito di vivere di più e meglio in Italia poiché, in 10 anni, le persone che sopravvivono dopo una diagnosi di tumore sono 1 milione in più e oggi 2 persone su 3 alle quali viene diagnosticato un cancro sopravvivono dopo 5 anni, 30 anni fa erano 1 su 3 (l’83% di questo progresso si deve ai nuovi farmaci). In più, le persone curate con farmaci innovativi contro l’epatite C, e quindi guarite, sono 260 mila; i farmaci orfani disponibili sono passati da 7 nel 2007 a più di 120; in 20 anni è diminuita la mortalità del 28% e per le patologie croniche del 41%; le vaccinazioni hanno permesso di eradicare malattie e di controllarne altre, riducendo l’incidenza e la mortalità e consentendo di salvare milioni di vite, come nel caso del Covid; gli antibiotici innovativi consentono di contrastare le infezioni resistenti; tanti trattamenti in più per patologie acute e croniche, anche grazie al ruolo crescente delle Terapie avanzate.

“Rispondiamo alla domanda di salute con la nostra innovazione molto diversificata, che usa nuove piattaforme per la ricerca, e ha permesso di arrivare al record storico di oltre 20.000 farmaci in sviluppo nel mondo, tra cui molti medicinali e vaccini innovativi. Un dinamismo della R&S farmaceutica confermato anche dalle previsioni sugli investimenti: tra il 2023 e il 2028 raggiungeranno i 1.600 miliardi di dollari a livello globale. Ma l’Europa deve invertire una tendenza che da 20 anni la vede perdere quote mondiali di investimenti rispetto a USA e Cina che invece guadagnano terreno. In più oggi c’è la forte concorrenza anche di Paesi emergenti, come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Singapore che mettono sul piatto misure molto attrattive. Una concorrenza alla quale l’Italia e l’Europa devono rispondere come Nazione e come continente. L’industria farmaceutica made in Italy è un patrimonio di sviluppo - che deve essere considerato tale nei progetti di nuove politiche industriali - per il Paese e i territori. Nella competizione mondiale abbiamo bisogno di più Europa nel mondo e più Italia in Europa per attrarre investimenti, innovazione, mettere in sicurezza e ricostruire filiere strategiche e diminuire la dipendenza di principi attivi e intermedi dall’estero".

 

Dino Biselli

Source: Quotidianosanità.it