In Italia, la questione delle basse retribuzioni dei medici è tornata al centro del dibattito in vista della prossima legge finanziaria, che appare limitata nelle risorse. La FEMS (Federazione Europea dei Medici Salariati) ha recentemente pubblicato un rapporto che analizza i salari dei medici in 21 Paesi europei, evidenziando come gli stipendi dei medici italiani, soprattutto quelli in formazione, siano tra i più bassi in Europa, superando solo quelli di Spagna, Grecia, Repubblica Ceca e Slovacchia.
Paesi come Olanda, Germania, Austria e Svezia investono maggiormente sin dall’inizio della carriera, rendendo le loro offerte lavorative più attraenti. Anche alcune nazioni dell’Est Europa, come Romania e Bulgaria, hanno migliorato le retribuzioni, consentendo ai giovani medici di stabilirsi nel proprio Paese senza dover migrare. Questo è un punto cruciale per la fidelizzazione dei professionisti, poiché la fase iniziale della carriera è quella in cui è più probabile che scelgano di trasferirsi all’estero.
Per i dirigenti medici italiani, le remunerazioni restano basse anche dopo i primi 10 anni di esperienza, mentre migliorano leggermente per i medici con oltre 25 anni di anzianità. Tuttavia, questo non basta a fermare l’esodo verso il privato, poiché i professionisti senior, spesso delusi dalle condizioni del sistema pubblico, cercano maggiori riconoscimenti economici e professionali altrove. La situazione generale è peggiorata nel periodo 2015-2022, con un calo dei salari dei dirigenti medici del 6,2% e una diminuzione della spesa per i contratti a tempo indeterminato del 2,8%.
A complicare il quadro sono le carenze di personale, le poche opportunità di carriera e le condizioni lavorative difficili, aggravate dalla crescente insicurezza e dal numero di aggressioni ai danni dei medici (16.000 nel solo 2023) e dalle denunce civili e penali. Questi fattori contribuiscono al fenomeno dell’esodo dal settore pubblico: solo negli ultimi 18 mesi, circa 8.000 medici hanno lasciato gli ospedali italiani.
I rappresentanti della categoria, tra cui la presidente FEMS Alessandra Spedicato e il segretario nazionale Anaao Assomed Pierino Di Silverio, chiedono un cambio di rotta urgente. Il 20 novembre è stato indetto uno sciopero per sensibilizzare il governo sulla crisi della sanità pubblica e sulla necessità di una politica retributiva adeguata, che non solo valorizzi il personale, ma fermi anche le fughe di professionisti qualificati e stimoli la domanda di formazione in ambito sanitario.
La Redazione
Source: DOTTNET