Sanità pubblica: frattura Nord-Sud e aumento dei costi per le famiglie

"Dati, narrative e sondaggi di popolazione dimostrano che oggi la vera emergenza del Paese è il Servizio sanitario nazionale". Così Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, durante la presentazione del settimo Rapporto sul Servizio sanitario nazionale (Ssn) al Senato. Secondo Gimbe, "c'è un divario della spesa sanitaria pubblica pro capite di 889 euro rispetto alla media dei paesi Ocse", con un gap complessivo di 52,4 miliardi.

Il rapporto evidenzia problemi come "la crisi motivazionale del personale che abbandona il Ssn" e "quasi 4,5 milioni di persone che nel 2023 hanno rinunciato alle cure". Cartabellotta sottolinea che "la tenuta del Ssn è prossima al punto di non ritorno", segnalando che i principi di universalismo e uguaglianza sono stati traditi, soprattutto per le fasce più deboli e per chi vive nel Mezzogiorno.

La crisi è attribuita, secondo Cartabellotta, "al definanziamento attuato negli ultimi 15 anni da tutti i Governi", che hanno considerato la spesa sanitaria un costo da tagliare. "Nel periodo pre-pandemico, alla sanità pubblica sono stati sottratti oltre 37 miliardi", mentre i fondi del periodo 2020-2022 sono stati assorbiti dai costi della pandemia, senza un rafforzamento strutturale del Ssn.

Riguardo ai Livelli essenziali di assistenza (Lea), il report indica che "solo 13 Regioni rispettano gli standard essenziali di cura", con una crescente disuguaglianza tra Nord e Sud. Cartabellotta afferma che "siamo di fronte a una frattura strutturale Nord-Sud". Inoltre, la legge sull'autonomia differenziata potrebbe aggravare ulteriormente la situazione del Mezzogiorno, provocando un "disastro sanitario, economico e sociale".

La mobilità sanitaria riflette la disparità, con i residenti del Sud costretti a cercare cure migliori al Nord, accumulando un saldo negativo di 10,96 miliardi nel decennio 2012-2021. Cartabellotta sottolinea che "l'aumento della migrazione sanitaria ha effetti devastanti".

Infine, il rapporto sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) mostra che, al 30 giugno 2024, sono stati raggiunti i target europei, ma "la loro attuazione già risente delle disuguaglianze regionali". Solo il 19% delle Case di Comunità è attivo al Sud, evidenziando ritardi significativi. "Il target intermedio sulla percentuale di over 65 in assistenza domiciliare è stato raggiunto a livello nazionale, ma non in tre Regioni del Sud", conclude il report.

La Redazione 

 

Source: SANITÀ33