Medical Device: CDM chiede la cancellazione del payback per evitare fallimento aziende

Nuovo appello di Confidustria Dispositivi Medici, nella figura del Presidente Massimiliano Boggetti,  affinché venga inserita nella Legge Finanziaria la cancellazione del payback sui dispositivi medici, pena il rischio di chiusura da parte di molte aziende che fanno parte del settore, poiché “rischiano di chiudere i bilanci in perdita, di deteriorare il rating delle banche, che garantisce proprio alle aziende accesso al credito. Questo significa far fallire un settore che eroga salute e lasciar pagare ai cittadini le spese sanitarie di tasca propria, rinunciando alla sanità pubblica e all’innovazione tecnologica. E tutto ciò senza che arrivi nel concreto un euro nelle tasche del Governo".

La richiesta è stata presentata durante  Forum Risk Management in Sanità di Arezzo nell’ambito del convegno "Innovazione e sicurezza dei dispositivi medici - La governance del settore"

Se le nostre imprese chiudono si potrebbero non riuscire a garantire le forniture di prodotti, anche salvavita, agli ospedali; la qualità delle tecnologie mediche rischia di abbassarsi; i medici si troveranno costretti a lavorare senza avere le tecnologie all’avanguardia fondamentali per poter esercitare al meglio la professione e in ultima istanza essere disincentivati a rimanere nel nostro Paese, preferendo l’estero. Le conseguenze per i cittadini - ha sottolineato - sono altrettanto gravi: senza risorse destinate alla sanità e senza imprese che la riforniscono, sempre più persone non avranno accesso alle cure con un notevole impoverimento dell’offerta e della qualità dei servizi sanitari.

Secondo Boggetti le aziende di medical device non possono farsi carico di comportamenti scorretti sia da parte delle regioni, che continuano a bandire gare la cui somma dei valori aggiudicati supera il fondo sanitario a disposizione, sia da parte del Governo, che non aumenta le risorse destinate alla Sanità.

Ad oggi, sono più di 100 i ricorsi presentati ai Tar dalle aziende dei dispositivi medici sull’attuazione del payback in riferimento all’articolo 18 del Decreto legge Aiuti bis e al decreto del ministero della Salute che detta linee guida di attuazione del payback. E proprio in questi giorni sono arrivate le lettere delle Asl con richiesta di pagamento per il periodo 2015-2018 da evadere entro 30 giorni. Con i ricorsi viene contestata l’illegittimità dei provvedimenti impugnati per l’incostituzionalità della normativa primaria di legge, la non conformità con il diritto eurounitario e la violazione di norme di legge preesistenti.

In pratica, le imprese che forniscono device, in virtù di una gara vinta, non hanno alcuna evidenza se il tetto regionale verrà sforato, né sono in grado di ipotizzare se e quanto saranno chiamate a restituire. Secondo Confindustria Dispositivi Medici tale sistema non è compatibile con i principi contabili costituzionali che prevedono che i bilanci dello Stato siano prudenti, veritieri, realistici e fondati sull’attendibilità delle previsioni passate. Infatti, definendo i tetti di spesa regionali in maniera retroattiva non si tiene conto della mancata, ma necessaria, conoscenza da parte delle imprese di quale sia più o meno il budget di spesa a loro disposizione. Senza considerare che su quei bilanci le imprese hanno pagato le tasse, che non verranno mai restituite.

 

La Redazione

Source: PharmaKronos