FarmacistaPiù, conclusa la XI edizione: il bilancio dei protagonisti

«Ventuno associazioni coinvolte, 180 relatori, 38 convegni sui temi di maggiore attualità, dalla ricerca alla dimensione istituzionale fino all’evoluzione della professione. Possiamo concludere l’edizione 2024 di FarmacistaPiù con una considerazione, pur senza enfasi: i farmacisti sono utili al Paese, contribuiscono a proteggere il nostro Servizio sanitario nazionale e alla salute pubblica. Continuiamo uniti in questo percorso faticoso ma stimolante di evoluzione della farmacia italiana».
Con queste parole Luigi D’Ambrosio Lettieri, presidente della Fondazione Cannavò, chiude l’undicesima edizione di FarmacistaPiù. Accanto a lui Andrea Mandelli, presidente della Fofi, Marco Cossolo, presidente di Federfarma, ed Eugenio Leopardi, presidente di Utifar.

Mandelli sottolinea «il grande impegno delle farmacie nella campagna vaccinale in corso», ricordando il valore dei corsi di formazione che la Fondazione Cannavò organizza da anni in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità».

Cossolo entra più nel dettaglio, evidenziando che finora in farmacia è stato somministrato il 30% di vaccinazioni in più rispetto allo scorso anno. Non solo: «da settembre 2023 a settembre 2024 si registra un incremento del 40% di Ecg in farmacia. In pratica, nelle diecimila farmacie attive in questo settore sono stati eseguiti 220.000 elettrocardiogrammi. FarmacistaPiù è stata anche l’occasione per affrontare il tema delle nuove tecnologie, dell’intelligenza artificiale, temi su cui torneremo per discutere di modelli organizzativi che possano realmente rendere questi strumenti un valore aggiunto per la professione».

Leopardi, nella sua riflessione finale, incoraggia un costante aggiornamento professionale: «Oggi al farmacista sono richieste competenze sempre maggiori, è lo stesso cittadino a richiederle. Anche quest’anno FarmacistaPiù ha dato il giusto rilievo alla formazione. Molto significativa anche la testimonianza di Pupi Avati, in occasione del ventennale della Fondazione Cannavò, che mi ha fatto riflettere sulla necessità per la nostra categoria di aprirsi di più verso l’esterno e di essere meno autoreferenziali».

La Redazione

Source: SANITÀ33